Parlavo con un mio amico descrivendo le bellezze e le qualità di Ferrara. Al capitolo cibo tipico ho elencato con orgoglio i cappellacci con la zucca e la salamina, capolavori degni della qualifica dell'UNESCO. Al che il mio amico mi ha guardato e mi ha detto :- Ne hai dimenticato uno!-
-Uh?(faccia stupita)-
-Si, lo storione, pesce di acqua dolce che tanti anni fa affollava le acque del Po!-
Ammessa ma non concessa la mia enciclopedica ignoranza, mi sono buttato su internet a cercare notizie sull'argomento e ne ho trovate di estremamente interessanti: lo storione, ai bei tempi dei Duchi D'Este era un piatto consumato frequentemente, data l'abbondanza di materia prima nel Po, e sapientemente preparato dal cuoco più famoso del tempo: Il Messisbugo. Continuando nella lettura e unendo vari brani si apprende che la ricetta per la preparazione del piatto è andata perduta, ma è stata fortunosamente tramandata a voce da vari personaggi nel corso dei tempi fino ad arrivare attualmente ad una cuoca ferrarese che è l'ultima a conservarne il segreto. Questa cuoca, secondo quella che è ormai una leggenda, dimora e lavora in un posto ameno "Le Occare" agriturismo a Runco, ovviamente provincia di Ferrara.
Incuriosito ho cercato il posto e prenotato con un mese di attesa (!). Segno che il posto è famoso e io sempre più ignorante.
Il giorno fatidico siamo andati con amici esperti in cibo a base di pesce e, affrontate varie strade e stradine in una bellissima campagna siamo arrivati al luogo avito. Questo agriturismo (perché tale è, anche con stanze ove poter riposare) ha un aspetto totalmente anticonvenzionale e appare come una grande masseria immersa nella natura e nell'ombra di alberi carichi di anni e di verde. Sembra di entrare una galleria verde e ombrosa, quasi un paesaggio surreale che appaga vista e animo. Stupiti arriviamo alla porta e entrando ci appare una costruzione di vecchia data, perfettamente rimodernata e piena di ricordi e oggetti suggestivi di tutti i tipi. Vorrei dire che spesso si oltrepassa il kitsch con abbinamenti coraggiosi tra ceramiche di Meissen e più dozzinali ammennicoli di origine anonima.
I tavoli sono solo 4, ben curati e iperornati , l'ambiente è raccolto e silenzioso, quasi religioso.
Si comincia a mangiare tutti insieme (siamo tre gruppi in tre tavoli).Si appressa una gentile e delicata signora che ci narra tutta la storia che ho riassunto prima, con più dovizia di particolari e immagini suggestive. Il servizio è inappuntabile e i bagni sono splendenti.
Dopo di che ha inizio il pranzo, che è concepito in una serie di portate variegate di gusti e colori che circondano i piatti con l'interprete di maggior spicco: lo storione.
Il vino: scegliamo una bottiglia di bianco ambrato, nato da una vite che alligna in terreni sabbiosi verso le rive del mare, ostinata e caparbia, battuta dal vento e sofferente per il suolo avaro di acqua. Il vino è corposo, vivace, deciso e ancora adesso il suo ricordo mi suscita una piacevole sensazione mista a desiderio.
I piatti sono elaborati e presuntuosi. Il palato non ne rimane mai deluso assaporando piaceri vecchi e nuovi rivisitati. Poi arriva lui: lo storione. Accompagnato da verdure di stagione ottimamente coltivate in loco si presenta veramente gustoso anche per me che finora aveva considerato quasi sempre rombo e branzino come principi della fauna ittica. Poi dolci vari sempre esteticamente impeccabili per finire con il caffè, buonissimo perfino quello, anche se non credo lo producano in loco (!).
Tutto perfetto? Tutto meraviglioso? Purtroppo, venendo per mangiare lo storione ci siamo accorti che quello che è mancato è stato proprio lo storione...
Ragazzi, un cucchiaino raso di caviale di storione e una fettina di una sessantina di grammi di storione non fanno una razione di una persona normale. Avrei rinunciato a tutto il resto del pranzo per una bella porzione di storione da un etto e mezzo e almeno tre cucchiaini di caviale. Da capire, assaporare, ricordare. Il primo piatto, di cui c'è la foto sul sito, consiste in spaghetti in bianco con qualche uovo di caviale: buoni ma i 4 formaggi che faccio io li stracciano alla grande in sapore e quantità. Valeva la pena studiare un ragu' a base di storione. Le tartine all'inizio erano evidentemente per gli gnomi che abitano quei boschi: la più grande era 2 cm per 2. E per fortuna che il capo mi ha detto che era di sapore forte, perché non mi sono neanche accorto di averla mangiata. Sempre il capo ci fa vedere un tartufo da un kilo, bello, poi ci danno un uovo fritto con due fettine di tartufo trasparenti. Mai viste così sottili in vita mia! E totalmente senza profumo. Complimenti alla mano che le ha tagliate!
E alla fine paghiamo 80 euro a testa, che per una sessantina di grammi di storione non sono pochi, più 38 euro per una bottiglia di vino, buono quanto volete, ma per quella cifra ci viene vino di ben altro livello.
Mah, usciamo con le idee confuse e le tasche leggere. Sensazione non positiva...
Cracchio55
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10 Giugno 2024
6,0