A quiet Sunday lunch spent with old friends.
Small but comfortable place, there is a nice quiet atmosphere.
Excellent quality raw materials, each dish is enhanced to the fullest and embellished with spices and aromas.
Try the free-range chicken with barbecue sauce, a real delight!
Beatrice Pucci
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18 Novembre 2024
10,0
Pleasant discovery for this restaurant in the heart of Lucignano
No pizza or pasta of any kind, only gourmet dishes
A very pretty presentation and perfect plates presented by the chef who knows his job
The whole family was delighted, even the 8 year old who was recommended a second plate of ravioli because she loved it so much.
We who sometimes frequent starred restaurants in France can tell you that certain dishes were worthy of this type of establishment.
Mentions of sublime beets and lemon trompe l’oeil
Calm atmosphere in a small hidden garden and top service
Congratulations to the chef who deserves his cuisine to be tasted
Vincent Clerc
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27 Agosto 2024
10,0
Visita il 2/8/2024.
Prima di poter varcare la soglia dello Zenzero di Lucignano c’è un piccolo purgatorio telematico da affrontare. La prenotazione richiede l’inserimento, all’interno del sito web del ristorante, degli estremi di una carta di credito valida (rigorosamente non prepagata) da cui, in caso di no-show, saranno prelevati 60 € per ogni convitato previsto. Minaccia seria ma, si può presumere, giustificata dalle non infrequenti arrabbiature del disertato ristoratore. Nel mio caso, tuttavia, la procedura non andava a buon fine. Mi sono permesso allora di scavalcare l’iter e sono ricorso all’obsoleta ma affidabile via telefonica. Mi ha risposto il proprietario-chef in persona il quale, ignaro del problema e con una compassatezza che poteva essere scambiata per un preoccupante sintomo di disinteresse, ha manifestato la sua desolazione per l’accaduto per poi suggerirmi di ritentare la procedura di lì a un paio d’ore. Di fronte a una simile prova di atarassia, considerato che intendevo prenotare per la sera stessa, ho fatto notare che la questione ricopriva una certa importanza più per il ristoratore che per il cliente (va bene tutelarsi contro il no-show, ma non fino al punto di rendere le cene imprenotabili), prendendo altresì l’ardimento sufficiente a sollecitare una deroga chiedendo se fosse possibile, davanti a tanta buona volontà, accontentarsi di una prenotazione telefonica. Rien à faire. Una prenotazione telefonica - ha argomentato con rassegnata costernazione il mio interlocutore - sarebbe stata comunque messa in non cale da un sopravveniente prenotazione per le vie ufficiali. Il tutto comunicato sempre con la medesima indifferente cortesia di un usciere di ministro che non ha il potere per facilitare niente ma è tenuto altresì, per contratto, alla più imperturbabile gentilezza verso i postulanti. Metto dunque fine alla telefonata ringraziando e promettendo di fare un ultimo tentativo. Dal computer però mi sposto sullo smartphone, e questa volta, chissà perché, tutto funziona. Richiamo giusto per avere conferma, ricevendone un ringraziamento in linea con la cortesia vagamente impassibile della telefonata precedente. Comunque è fatta.
Per l’estate il ristorante ospita gli avventori in un delizioso giardinetto interno, silenzioso e inopinatamente più fresco delle adiacenti zone esterne, con una piccola fontana al centro.
In cucina il nostro cuoco-usciere-proprietario e una assistente. Fine del personale. Ma, come vedremo, non serviva niente di più.
Nel giardino quella sera, tre tavoli apparecchiati in tutto: uno già occupato da quattro giovani francofoni appena appena bavard, ma nei limiti, uno per noi tre, e un altro in attesa di una coppia. Insomma, si poteva capire la preoccupazione per i prenotatori sconsiderati
Abbiamo scelto il menù Giallo a 55 € a persona, con cinque portate a scelta.
Si è principiato ottimamente con la capasanta in tempura al cocco accompagnata da un sorbetto di lime e zenzero a studiato e brillante contrasto.
Poi due primi. Un risotto Karbor con al centro una tartare di gambero rosa (invero squisita) e dei riuscitissimi ravioli di chianina con parmigiano a zabaione, e rigatino croccante.
Ma il meglio viene al secondo: un filetto di vitello di paradisiaca morbidezza (presumibilmente marinato a lungo) sigillato da cacao e peperoncino accomapagnato da un crumble alle mandorle.
Assortimento di pani fatti in casa di livello.
Più anodino il “ciocco zen” del dessert: una grossa bilia di cioccolato artigianale con ripieno di una panna allo zenzero, mango e lime.
Il tutto accompagnato da un buon rosé 12 Primavere della Fattoria Sardi del 2022 (34 €), opportunamente servito in seau à glace. E da segnalare, su indicazione di uno dei miei commensali che l’aveva ordinata per sé, la birra Saragiolino “Vale” Blonde speziata con buccia d’arancia e coriandolo (16 €).
Ambiente silenzioso e molto gradevole. Servizio solerte a cura del cuoco che porta i piatti descrivendoli con precisione ma in modo sintetico e senza ostentare alcun segno dei deprecabili vezzi di tanti cucinieri affetti da ipertrofia dell’ego, che pensano che manipolare generi alimentari equivalga a scrivere l’Andromaca di Racine con irrelata autorizzazione a non richieste esibizioni monologanti a bordo tavolo.
Porzioni vere e non in risibile formato gioielleria.
248 euro in tre, dopo-pasto compresi.
Ben spesi.
In conclusione, una ascesa al Parnaso passando da un'ordalia informatica che, però, visti gli esiti, vale la pena affrontare. Complimenti. Non cambiate e ci rivediamo.
ALESSIO C
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11 Agosto 2024
10,0