Friday evening dinner... I went because it was recommended by friends as a restaurant with borlenghi and typical cuisine. The warm, crumbly, spectacular borlenghi. The light, puffy and non-greasy fried dumpling. Delicious cured meats. I got crispy fried porcini mushrooms, not greasy and with an exceptional flavor. As second courses: bacon with polenta and fillet in balsamic vinegar: very soft and quality meat. In short, my experience was super positive with regards to eating, also confirmed by the courtesy and professionalism of the staff who were always attentive and attentive to service. I was also positively surprised by the waiting times, which were very quick even with the restaurant full. Self-service desserts much appreciated.
Manuela Manu
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30 Marzo 2024
10,0
Local trattoria, welcoming and familiar atmosphere, excellent food served by friendly and friendly staff.
I ate traditional Borlenghi for the first time, which I found surprising! The Gnocco and the renowned Tigelle are also delicious.
But how could we not try the tortellini in capon broth? All accompanied by a fragrant and sparkling Lambrusco obviously..🍷
And to end our Emilian evening in style... the inevitable Barozzi cake! 🤎
Thanks to the Moretto restaurant for the excellent dinner, greetings from Turin!
Cinzia P.
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29 Marzo 2024
10,0
Avevamo voglia di borlenghie e tigelle per cui mio marito si è messo alla ricerca di un locale che ancora non avevamo frequentato e che rispondeva alle nostre esigenze. Ha trovato questo locale nei dintorni di Vignola, le recensioni erano buone e quindi perchè no? Ho letto alcuni giudizi negativi dati al locale non per quanto riguarda la ristorazione ...ma perchè chiude di Domenica...Ma il proprietario di un locale potrà chiudere il locale per riposo settimanale quando ca....gli pare?? O deve chiedere il permesso ai clienti? Se chiude di Domenica avrà le sue motivazioni e non deve rendere conto a nessuno. UN LOCALE NON SI PENALIZZA PER UNA "SCIOCCHEZZA" SIMILE...Comunque noi abbiamo prenotato di sabato, ci siamo presentati e il locale alle 12,30 era già pieno murato..La prima cosa che ho pensato è" qui finiamo di mangiare tra 3 ore"....SBAGLIATO!!!! Personale di sala gentile, sorridente, rapido, esaustivo, bravi davvero. Ci siamo messi a sedere e dopo 5 minuti ci hanno portato il menu e la carta dei vini. Sulla mise en place non mi soffermo, è una trattoria di una volta, quindi essenziale e senza fronzoli. Tovaglia anni "60"( onestamente molti locali rinomati la tovaglia spesso non la mettono neppure.)l'unica pecca è il tavolo per 2 persone un po piccolo per la quantità di cibo che viene servito...Ma vabbè..ci si stringe.. Abbiamo ordinato un ottimo Morellino di Scansano e giusto così per iniziare alla grande abbiamo ordinato i CALZAGATTI, piatto povero della tradizione modenese e reggiana, quasi introvabili..Come nasce questo piatto nessuno lo sa, ma c'è una leggenda al proposito, carina... La storia dei calzagatti inizia con il classico c’era una volta… una “rezdora” modenese che, nel contorno di una leggenda vernacolare, stava preparando la polenta in un paiolo. In un’altra pentola, la nostra rezdora (così si chiama a Modena la persona detentrice di un sapere antico che trasmette attraverso la cultura e l'arte del cucinare) stava cucinando anche i fagioli su una stufa a legna. Al momento di portare i legumi in tavola, sarebbe inciampata sul suo gatto accovacciato sul pavimento. In questo modo, i fagioli sarebbero finiti dentro il paiolo della polenta: la rezdora pur di non far saltare la cena ai suoi famigliari avrebbe così inventato i calzagatti. Il gatto, infatti, terrorizzato da questo tumulto, sarebbe scappato a gambe levate e da qui il nome della nuova ricetta, cioè che caccia via i gatti.
Sarà per questo nome bizzarro, oppure perché in tempi di quasi austerity ci stiamo riavvicinando a ricette semplici, nutrienti ed economiche, ma i calzagatti sembrano godere ultimamente di più attenzione. Riuniscono i due ingredienti emblematici della cucina povera: fagioli e polenta, che insieme si arricchiscono l’un l’altro. La frittura finale, facoltativa, trasforma il piatto in uno snack davvero sfizioso.
Da piatto simbolo della gastronomia modenese e reggiana in fase di estinzione, questa ricetta , specialmente in versione snack, per venire incontro agli stili di vita di oggi — sta tornando a occupare i menù di sagre di paese, ristoranti, blog e menzioni in programmi televisivi. La maggior parte dei calzagatti che troverete in giro prevedono l’uso di pancetta o lardo nel soffritto dei fagioli e lo strutto come grasso per la frittura, ma quelli fatti in casa possono essere altrettanto deliziosi anche in versione vegana, senza carne e fritti nell’olio vegetale.Il piatto si chiama in modi diversi, a seconda delle zone della provincia modenese: cazzagai, ma anche paparuccia, ciribusla o bagia. Si presenta anche in varianti diverse, come ogni piatto della tradizione.
Si consumano senza posate, come aperitivo, con un calice di Lambrusco di Sorbara. Questo racconta la leggenda..ma chissà...Dopo di che abbiamo proseguito con 2 borlenghi a testa, davvero ottimi, e noi di borlenghi ormai siamo intenditori. Abbiamo proseguito con gnocco fritto, tigelle e affettati, anche qui tutto ottimo ma porzioni elefantiache..Eravamo in due e ci hanno diservito 8 gnocchi fritti e 10 tigelle, con la cunza,lo stracchino , formaggio.. e un vassoio di affettati anche questo extra large.. Ovviamente non siamo riusciti a finire tutto, ed è un peccato,. Ma non possiamo stare male per mangiare. Chi hanno detto che ci sono clienti che riescono a finire tutto, come facciano non lo so..Mio marito è 105 kg, ed è una buona forchetta ma a tutto c'è un limite. Comunque questo è lo standard del locale.Abbiamo finito con 2 dolci( immancabili) 2 caffè, 1 grappa barrique 1 liquirizia. Rapporto qualità-prezzo- quantità irrisorio...LOCALE DA CONSIGLIARE.
anna e
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26 Novembre 2023
10,0